Antonio De Bonis
La vogliamo ancora l’Italia?

Immediatamente dopo quest’ultime elezioni e sull’onda della certificazione, falsata, di un’Italia divisa in due è partita in gran pompa la campagna mediatica anti unitaria. L’Internazionale dà il suo contributo a questa campagna contro unitaria con un articolo dal titolo l’Identità nazionale è un’invenzione che rimbalza le idee del solito giornalista statunitense che scrive per il NYT.
Orbene, l’identità nazionale è senz’altro una invenzione, ma un’invenzione che prende le mosse dal riconoscimento di sentimenti condivisi che nei millenni dal semplice e monocellulare alveo familiare si è espansa per cerchi concentrici fino ad essere cristallizzata nel diritto all’autodeterminazione dei Popoli. È un male? Se un male esiste, ed in tutti i fatti umani per natura una componente maligna esiste, è solo nelle sue eventuali degenerazioni quali sono stati gli -ismi- novecenteschi.
La nazione coincide con un’idea condivisa che una comunità ha di sé stessa indipendentemente dal resto e lo Stato ne è il mero strumento esecutivo.
Nel 1990 l’onorevole presidente del consiglio pro tempore Giulio Andreotti, nella sua disclosure al Parlamento sull’affare Gladio, da lui stesso abilmente provocato attraverso l’opera del magistrato Felice Casson, aprì il proprio discorso con una frase che dovrebbe essere scolpita nella memoria e ancor più nella coscienza degli italiani: nel mutato contesto delle relazioni tra Stati europei.
Era chiaro l’avvertimento che proveniva dal primo ministro: è finita la pax americana in Europa connessa all’esistenza del rapporto bipolare USA-URSS, siamo nel 1990 ed è suonato il tutti liberi, ognun per sé e Dio per tutti.
Pare che ad ascoltare e soprattutto trarne le dovute conseguenze, adeguando le politiche estere, siano stati tutti i Paesi dell’Unione tranne che il destinatario naturale: l’Italia.
Ma allora gli italiani erano stati frastornati da tangentopoli e dalle stragi del 92/93, troppo per comprendere che l’intera regia aveva senz’altro camerieri interni al sistema nazionale ma che la minestra era stata preparata da chef dal sorrisino facile (iconograficamente i simpaticoni Merkel e Sarko).
Ed allora eccoci qui a parlare di politica, Lega, 5S, e PD, lontani anni luce e distratti dall’unico tema che in realtà dimostra un'allarmante urgenza giunti a questo punto della nostra storia patria: ma questa Italia la vogliamo ancora?Perché se cosi fosse allora iniziamo a comprendere che l'EUROPA non esiste e che quella che chiamiamo EUROPA altro è che la mediazione d'interessi nazionali che vedono i più forti prevalere ed allora è chiaro che stiamo parlando di una guerra di diversa natura rispetto a quelle di tipo militare.
Come non rendersi conto della scansione temporale degli avvenimenti? Crolla il muro e l'Italia è ancora tra le prime potenze mondiali ed i partner europei, i nostri amici europei, hanno trovato un unico punto d'incontro: distruggere l'Italia (92/93) in quanto vero pericolo per la realizzazione del sistema comunitario basato sulla moneta unica che avvantaggia solo i germanici culoni e le rispettive francesi stampelle.
Dall'affaire MORO, alla Somalia, ai balcani, per giungere alla Libia del colonnello, i nostri amici europei hanno avuto un solo obiettivo: distruggere l'Italia e pare che da noi nessuno se ne voglia rendere conto, ma d'altronde ...ce lo chiede l'Europa.
Sarebbe ora che rispondessimo per le rime... all'EUROPA