Antonio De Bonis
Il terrorismo di Aldo MORO, la vittima.
Aggiornamento: 13 ott 2018

La strage del 16 marzo 1978 di Via Mario Fani della scorta dell’onorevole Aldo MORO e il successivo omicidio dello statista il 9 maggio seguente cristallizzano, per i più, la figura di Aldo MORO in quanto vittima allontanandolo in tal modo dalla portata storica della sua azione politica.
Sia ben chiaro sin da subito che non si ha alcuna intenzione di fare esegesi apologetica di Aldo MORO il quale era pienamente immerso nelle dinamiche tutt’altro che eticamente apprezzabili del mondo nato dagli accordi di Yalta. Ma, come, con gli ovvi distinguo, tutta la classe politica di quei decenni si barcamenava in un agone politico fortemente segnato dalla necessità di convivenza con forze esterne che attraverso la corruzione o atti di forza esercitavano il proprio ruolo di egemonia sul Paese in quanto sempre e comunque nazione sconfitta nella II Guerra Mondiale.
Premesso questo, a noi interessa in questo particolare scritto la figura di Aldo MORO che oggi nell’attuale agone politico-mediatico-social potrebbe essere definita qualunquista, fascista, estremista e ancor peggio.
Facciamo parlare subito l’Aldo MORO della Costituente: …è effettivamente insostenibile la concezione liberale in materia di economia, in quanto vi è la necessità di un controllo in funzione dell’ordinamento più completo dell’economia mondiale, anche e soprattutto per raggiungere il maggior benessere possibile… Assemblea Costituente, 3 ottobre 1946.
Il discorso va ben oltre ma a noi qui basta per comprendere la visione etica di Aldo MORO, e di tutta una generazione di politici italiani di quegli anni, improntata al controllo dell’economia da pare della politica al fine del maggior interesse comune. Oggi tale visione pare assolutamente eretica.
Ma non basta, Aldo MORO, la vittima, non si è limitato nella sua azione politica ad enunciare altisonanti proclami, anzi, quando ne ha avuto la possibilità, ha messo in pratica un’azione di politica economica che è costata al Paese anche scossoni antidemocratici come quando ha voluto con forza ed ostinazione superare il Centrismo aprendo alla sinistra del PSI causando per rigetto la messa in atto della strategia della tensione che tanti morti e sciagure ha causato al Paese.
Nel 1966, con la legge 171 del 31 marzo, il suo governo autorizzava il Tesoro all’emissione di biglietti di Stato a corso legale da 500 lire che hanno consentito la messa in circolazione di circa 300 miliardi di lire destinati all’economia nazionale.
Ora l’emissione di banconote da parte dello Stato non crea di per sé stessa debito pubblico, a differenza di quanto oggi ci si ostina pervicacemente a millantare, in quanto in tal modo il Tesoro finanzia il fabbisogno monetario evitando che lo Stato, per finanziare i propri progetti sociali, sia costretto a ricorrere ai presti di enti privati come il Fondo Monetario Internazionale, null’altro che una banca privata d’affari.
Ad esempio oggi, nel nuovo assetto economico internazionale, solo il 5% della Banca d’Italia è detenuto dallo Stato italiano attraverso l’INPS.
In sostanza, con l’emissione nel 1966 delle banconote da 500 lire il governo MORO intendeva rispondere ai bisogni sociali che si rivendicavano nelle piazze e che sfoceranno nell’autunno caldo del 1969 con la saldatura del movimento studentesco ed operaio cercando di disinnescarne la portata attraverso politiche sociali.
Oggi questo modo di pensare sarebbe depresso dall’impossibilità di emettere moneta per finanziare politiche a favore dei giovani e del lavoro com’é evidente e da tutti apprezzabile.
E allora quanto sarebbe eversivo rispetto al sistema economico imperante il personaggio politico Aldo MORO oggi è del tutto evidente, meglio relegarlo a vittima del terrorismo con tanto di manifestazioni di cordoglio.
Quindi all’idea di controllo del modello liberale in economia, l’Italia di Aldo MORO ha contrapposto per decenni quella di sovranità nazionale attraverso la gestione della propria moneta, fino a quando non si arriva al 9 maggio 1978, causalmente senz’altro, data carismatica per l’Unione Europea che ricorda il discorso fondativo di Robert Schuman, allorchè Aldo MORO sveste definitivamente i panni del politico italiano per diventare vittima del terrorismo delle Brigate Rosse.
Ridicolo, ma va anche bene così a patto che perlomeno si rifletta sul fatto che quella morte segna anche l’inizio dello svilimento della sovranità nazionale anche per quel poco che gli equilibri di Yalta ci avevano concesso.
Da quella data l’Italia è cambiata definitivamente e pian pianino ha imboccato il percorso voluto dai vincitori, in quanto carnefici, non solamente di Aldo MORO, e di molti che come lui la pensavano ma, quello che più conta, dell’idea di sviluppo di una comunità che nel bene, e più spesso nel male, non merita va questa fine.